Situate a sud del territorio fossaltese e divise dalla strada statale n. 14, Stiago e Sacilato hanno in comune origini molto antiche. In particolare, il nome di Stiago pare derivi dal toponimo prediale latino Hostilianum, e i numerosi siti archeologici scoperti nelle due località confermerebbero l’antica presenza romana nell’area. Entrambe le località insistevano su un’area a vocazione agricola e la cartografia storica permette di ubicare a Stiago una importante corte di campagna, ampliata alla fine del Seicento dalla famiglia Goretti. Ad essa, infatti, si deve la costruzione di un interessante complesso abitativo “a corte centrale” nel quale il palazzo dominicale, ancor oggi visibile all’imbocco di via Einaudi, la chiesa e le abitazioni dei contadini chiudono un ampio cortile rettangolare. Il porticato interno della corte, che ricorda un chiostro, ha favorito la nascita della credenza popolare secondo la quale, in antico, il complesso avrebbe ospitato una comunità monastica. A suffragio di tale ipotesi vi è la presenza di una piccola chiesa a pianta rettangolare e con un’unica navata che, fatto alquanto strano, mutò in pochi anni la sua originaria dedicazione al “Redentore”, al “Santo Crocefisso”, poi alla “Santissima Trinità”, successivamente alla Chiesa della “Madonna della Neve”- Altare “Beata Vergine” ed infine all’attuale “Madonna della Neve”. Le decorazioni interne alla chiesa, che pare risalgano alla seconda metà del XVII secolo, sono eseguite in stucco e marmorino e si sviluppano su tutta la parete di fondo. L’altare è arricchito sugli architravi delle porte dalla presenza di putti ad altorilievo che reggono i simboli della passione, putti a tutto tondo seduti sul timpano spezzato e angeli cariatidi che reggono i capitelli dell’arco dell’altare. La cornice che corre perimetralmente sulle pareti della chiesa è anch’essa rifinita a marmorino. Una variazione del sistema decorativo in prossimità dell’ingresso indica un ampliamento eseguito in epoca remota. Il piccolo sacello a pianta ottagonale che sorge in località Sacilato, in uno slargo di via Goldoni, fu eretto agli inizi del Novecento su un precedente oratorio del quale non è pervenuta nessuna notizia storica. Al suo interno è possibile notare il piccolo altare assemblato con materiali traslati dalla vecchia parrocchiale di San Zenone di Fossalta; appoggiata alla mensa è conservata una grande pala d’inizio secolo con l’effige di Sant’Urbano papa e martire, opera della bottega di Giovanni Costantini. Poco lontano da Sacilato si incontra la piccola località agricola denominata Valladis, toponimo questo derivante dalla particolare conformazione del terreno: un profondo avvallamento, ancora molto evidente, testimonia infatti l’antico passaggio di un ramo del fiume Tagliamento. Sulla sponda di questo paleoalveo sono stati raccolti due interessanti reperti archeologici risalenti al periodo venetico: una statuetta in bronzo raffigurante un guerriero in assalto e una lamina votiva che reca superiormente un foro per la probabile sospensione sui rami di qualche albero. La tutela della memoria di quest’antica area sacra, forse dedicata al culto delle acque, ha spinto l’Amministrazione Comunale a sviluppare un progetto di recupero ambientale con il ripristino di alcune aree verdi che insistono sulla roggia Lugugnana.
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