Vado è forse la località di cui si hanno le notizie più antiche: il toponimo stesso (vadum=guado) indica il passaggio sul Tiliaventum Maius della Via Annia, l’importante strada romana che collegava l’area centro-italica con i confini orientali dell’impero, passando per Rimini, Altino, Concordia Sagittaria, Aquileia ed Emona, l’attuale Lubiana. Oltre al toponimo, l’unica traccia della presenza romana a Vado è testimoniata da una interessante iscrizione lapidea del I secolo d. C., oggi murata all’esterno dell’abside della chiesa parrocchiale. Sappiamo che in origine il blocco lapideo iscritto doveva essere un monumento funerario, che recava alla sommità un incavo rettangolare destinato a contenere le ceneri dei defunti, cioè quelle del cittadino romano Caius Calvenius Faustus e dei suoi famigliari. Raccolto nei campi di Vado, il monumento era stato riutilizzato come pietra da costruzione fino a quando, durante la ricostruzione del coro dell’edificio sacro nel 1903, non fu scoperto e inglobato nella nuova struttura muraria dell’abside. Nel corso del Medioevo il piccolo centro abitato di Vado e le sue Particolare del catasto seicentesco con la chiesa e la quercia secolare. terre coltivabili appartenevano al Capitolo dei vescovi di Concordia e la vita della comunità trascorse immutata per secoli nel quotidiano lavoro dei campi. Come risulta da due catasti seicenteschi, visibili in copia presso il Centro Culturale “Ippolito Nievo” di Fossalta, anche la struttura urbana del piccolo centro dovette rimanere praticamente immutata nel tempo se, ancora nel Seicento, le poche case presenti risultano essere costruite in legno e coperte da un tetto di paglia. Il recente sviluppo economico ha trasformato completamente l’aspetto del paese e solo il tortuoso tracciato delle strade interne richiama l’antico tessuto urbano. Grazie alla cartografia sappiamo che il paese gravitava intorno ad una chiesa molto antica dedicata fin dalle origini a S. Matteo. La presenza di una cappellania a Vado, dal 1448, e l’esistenza di un edificio sacro non ben servito dal clero di Fossalta, sollevò vivaci proteste dei popolani vadesi, che rifiutarono di consegnare ai pievani il quartese. Ne nacque una disputa risolta definitivamente solo nel 1957, con il riconoscimento di parrocchia autonoma della chiesa di San Matteo. La struttura oggi visibile in via Matteotti è il risultato di continue operazioni di restauro che, soprattutto nel corso dell’Ottocento, modificarono completamente l’antica struttura originaria della chiesa. L’interno ad una unica navata conserva oggi poche suppellettili sacre, tra le quali sono degni di nota l’altare maggiore e il tabernacolo traslati dalla chiesa di San Zenone di Fossalta. Il battistero ligneo del 1959 è opera dello scultore fossaltese Giuseppe Scalambrin, a cui si deve anche la statua lignea Madonna con Bambino (1955) posta nella nicchia a sinistra dell’altare. Interessante è pure l’ottocentesco organo meccanico, ricostruito dalla ditta Piccinelli di Padova su alcuni elementi fonici di provenienza toscana. Accanto alle attività prevalentemente agricole, Vado vanta oggi la presenza di uno dei più importanti centri della Provincia per lo svolgimento degli sport equestri. Iscrizione di Caius Calvenius Faustus (I secolo d.C.) murata nell’abside della chiesa.
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