MUSEO della civiltà contadina e dell'artigianato dell'Alto Livenza

  Il museo della torre civica nasce dall’esigenza di raccontare il recente passato, illustrando come è nata e come si è sviluppata la cultura di arti e mestieri nell’area dell’Alto Livenza. Vi trovano posto oltre 2000 pezzi donati da cittadini di Portobuffolè, ma anche di altri comuni dell’area, che hanno voluto contribuire a creare questa interessante raccolta.

Gli oggetti esposti rappresentano le attività che nell’ultimo secolo hanno fatto parte della vita quotidiana degli abitanti di queste zone. Vi troviamo molti attrezzi utilizzati in agricoltura. È esposto tutto ciò che serviva un tempo per ricavare il vino, dal torchio dei primi del 900 alle botti e ai tini. Di particolare rilievo i gioghi in legno, che venivano utilizzati per il bestiame impegnato nei lavori dei campi. Scale di tutte le dimensioni, falci, badili, sgranatrici utilizzate non molto tempo fa da adulti e bimbi per sgranare la biada. È possibile anche ammirare la tagliafoglie, attrezzo impiegato per recidere le foglie dei gelsi da utilizzare nella lavorazione del baco da seta, attività tipica fino a qualche decennio addietro. Interessante la ricostruzione di un carretto interamente realizzato in legno, restaurato in tempi recenti, ma risalente alla prima metà del 900. Si tratta di uno dei pochi mezzi di trasporto che i contadini locali utilizzavano facendolo trainare dal bestiame nel lavoro dei campi oppure dai cavalli per trasportare le persone.
Una seconda serie di attrezzi è dedicata alla storia della lavorazione del legno. Grandi banchi da marangon (falegname) testimoniano le attività del falegname che un tempo lavorava nella sua officina artigianale utilizzando un banco completo di morse e attrezzi vari come seghe di tutte le misure, frese, scalpelli, pialle, e soraman (pialle di grandi dimensioni utilizzate per le superfici più estese). È possibile anche ammirare un banco portatile che veniva utilizzato nelle trasferte, quando l’artigiano si spostava nelle varie famiglie che necessitavano del suo intervento. Di particolare pregio la combinata del 1938, una delle più antiche macchine per la lavorazione del legno utilizzata nelle prime fabbriche della zona e impiegata a scopo dimostrativo fino a qualche decennio fa.
Altre attività praticate soprattutto in ambito domestico erano filatura e tessitura, cui si dedicavano in prevalenza le donne. Nel museo troviamo delle macchine da tessitura ancora funzionanti. Pur essendo proprietà di famiglie della zona, in origine queste macchine furono realizzate nelle filande di Biella e, una volta dimesse dall’attività industriale, vennero distribuite nelle famiglie per realizzare lavori di tipo più artigianale. In quest’ambito ritroviamo alcune macchine da cucire di pregio che venivano usate dalle donne per confezionare i capi d’abbigliamento per tutta la famiglia in tempi in cui la povertà faceva da padrona assoluta.
Vi sono all’interno del percorso anche oggetti di uso quotidiano come solferine, usate per accendere il fuoco con lo zolfo, suppellettili varie, vasi da latte e arnesi da cucina tipici della civiltà rurale. L’intero patrimonio di oggetti è disposto sui diversi livelli della torre, che, oltre al piano terra, conta quattro altri piani. Centoquattordici gradini costituiscono la via d’accesso all’edificio. La prima rampa di scale è realizzata in pietra e porta fino all’ingresso del palazzo del Fontego. Da qui poi ci si imbatte in una serie di scalini in legno che conducono al portone d’ingresso del torrione. Anche i piani interni della torre sono collegati da scalini di legno.
Da sottolineare che arrivati all’ultimo piano si può ammirare un panorama davvero unico. Da un lato si estende la grande spianata verde dei Pra’ de Gai, dall’altro si delinea il corso del fiume Livenza, che fino al 1911 scorreva sotto il ponte di Porta Friuli. Un paesaggio incantevole che si può godere solo in cima ai ventotto metri della torre.

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