Monumenti


Stemma
La Repubblica Veneta, per premiare la fedeltà dei cittadini di Portobuffolè, concesse al castello il titolo di città ed uno stemma proprio. Scudo con croce bianca, campo azzurro, quattro gigli dorati, elmo grigio ferro e piume di struzzo.
Lo stemma è posto all'entrata della cittadina, su un pilastro del ponte Friuli, sulla facciata della Casa Comunale, sulla porta laterale del Duomo e sopra l'organo.
 
 




Porta Trevisana
Chi entra a Portobuffolè, percorrendo il Viale Margherita, passa il “Ponte Trevisana” costruito sul canale, che un tempo usciva e si ributtava di nuovo sul Livenza.
L'antico ponte di legno, rovinato dal tempo e dalle alluvioni, fu sostituito con uno di pietra durante il dominio veneto. Una pietra, murata sul pilastro di sinistra, porta la seguente scritta: “La Comunità di Portobuffolè, con denaro pubblico e con il voto del Consiglio, mentre era provveditore del Friuli Benedetto Giovanelli e con il favore di Pietro Francesco Giustinian, restaurò questa via rovinata dalle acque e dalle piogge. Anno del Signore 1776”.
 
 
Piazza Beccaro
piazza beccaroSimpatica piazzetta in ciottolato, circondata da palazzi monumentali, residenza di patrizi veneti. Fa bella mostra la Ca' Soler, la cui facciata principale guardava il canale, ora interrato, Caserma dei Carabinieri nel 1888, successivamente divenuta casa canonica. Nelle altre costruzioni si vedono ancora i resti di affreschi del '600.
Beccaro, ricco mercante francese, residente a Portobuffolè, prima di morire (1394) lasciò le sue sostanze alla chiesetta di Santa Maria in Settimo. Una breve e stretta stradina in ciottolato, passando davanti alla Calle dei Fabbri, ci porta davanti alla casa del Nob. Domenico Andretta, garibaldino, che partecipò alla Spedizione dei Mille.
 




 Museo Casa Gaia
affresco casa gaia   affresco casa gaia  affresco casa gaia   affresco casa gaia   affresco casa gaia   affresco casa gaia
Maestosa la casa di Gaia, facciata elegante, bifore con colonnine sottili, capitelli a fior di loto. Porticato meraviglioso, un tempo dipinto; rimangono ancora alcuni resti. Tipica casa patrizia del '300. “Per altro nome io nol conosco  Se nol togliessi da sua figlia Gaia... “ (Dante - Purgatorio – XVI. Canto). “...di questa figlia del buon Gherardo si possono dire molte lodi...”  (frà Giovanni da Serravalle).
Gaia, certamente donna di larghe vedute per i suoi tempi, abile e intraprendente politica.
 
 
Torre Civica
torre civicaÈ il solo grande monumento che rimane delle sette torri del castello. Alta 28 metri ed edificata sulla destra del Livenza. Sopra l'orologio, rinnovato nel 1879, si trovava un foro da cui venivano calati, nella sottostante prigione, i condannati. Sotto l'orologio vi sono alcuni resti di affreschi; la casa edificata ai piedi della torre porta, tra due finestrini ovali, la scritta: "fatta dalle fondamenta il 9 marzo 1187”.
Nella facciata a mezzogiorno, i resti di un affresco, rappresentante 4 figure femminili: la Fama, la Carità, la Giustizia e la Pace. Al centro lo stemma del podestà veneto Zaccariol. Sopra la porta del Monte di Pietà, fondato dai veneziani, verso il 1400, con la confisca dei beni della comunità ebraica, un raro esemplare del “Leon in moeca”. Pietra dolce, il leone sacrificato in un tondo, aspetto terrificante, libro chiuso. Manca il saluto augurale: “Pax tibi Marce Evangelista Meus”. Si suppone, pertanto, che tale opera sia stata fatta in tempo di guerra.
 
 

Piazza Maggiore (ora Piazza Vittorio Emanuele II)
piazza maggiore
Era la residenza dei pubblici uffici e delle famiglie più rappresentative del periodo feudale e del periodo veneto. I palazzi sono di epoche diverse. Vi domina il Leone di San Marco. Nella colonna a destra, di chi guarda la Casa Comunale, si legge: “Il mercato libero fu concesso a questa Comunità, che lo richiedeva, dall'Ecc.mo Senato su proposta dell'Illustrissimo ed eccellentissimo Andrea Valerio, saggio e grande consigliere, colendissimo protettore di questo castello. Anno del Signore 1678, 13 aprile”.
La piazza fu spettatrice della caccia al toro, di antica tradizione veneta. Spettacolo abolito dall'autorità austriaca nel 1822.


Loggia Comunale
loggia palazzo comunalePalazzo di stile semplice e severo. Ampia loggia ed eleganti finestre in pietra dura a sesto ovale. Ampio salone detto “Fontego”, deposito, un tempo, di cereali e di sale, che veniva smistato in varie città del Veneto.
Il palazzo venne restaurato nel 1529 dal podestà Leonardo Maripiero. Istruzioni e stemmi ricordano illustri magistrati veneti. In alto, leone di San Marco con la scritta: “Giovanni Bragadino ornò di pubbliche insegne questo portico, restaurato fin dalle fondamenta da Leonardo Maripiero”.
Ai lati due stemmi: a destra quello del podestà Leonardo Maripiero (1529); a sinistra quello di Giovanni Bragadino (1534). Sul davanzale della loggia: “Alessandro Pasqualigo podestà ottimo donò 1589”.
 

Porta Friuli
ponte e porta friuliTorresin- Avanzo di un'altra torre. Sopra l'arco, all'interno del castello, stemma gentilizio in pietra scura e lapide con scritta: “Anno 1689 della natività del Signore”.
All'interno dell'arco, resti di stemmi di podestà veneti. A sinistra un'apertura, ora murata, dove si pagava il pedaggio. Segni dei cardini dell'antica porta, le cui chiavi si trovano nel museo storico di Udine. All'esterno facciata imponente, sopra l'arco un maestoso Leone di San Marco con scritta di sapore rivoluzionario francese: “Diritti e doveri dell'uomo e del cittadino” ; La frase è, senza dubbio, un'astuta iniziativa popolare per evitare spiacevoli sorprese dell'esercito invasore francese. A fianco, sui resti di antiche mura, la così detta Bocca della verità.
 
 


Ponte Friuli
ponte friuliCostruito nel 1780/81 in pietra cotta, dal capomastro Pietro Rosin da Palmanova, in sostituzione del ponte levatoio in legno.
Il costo preventivato di 18.500 lire venete non bastò. Il Comune chiese un prestito alla Scuola di San Rocco. Furono impiegati, per le fondamenta, oltre 600 pali di quercia, del bosco Comugna. Sul pilastro a destra si legge: “La Comunità di Portobuffolè con denaro pubblico costruì in pietra il ponte, che prima era di legno, sotto il podestà Simeone Barbaro e Francesco Giustinian. Anno del Signore 1783”.
A sinistra, sotto lo stemma: “I provveditori Giovanni conte Cesana, Pietro Arrigoni e Girolamo Rota”. Fiancheggiano il ponte, a due grandi arcate, sei eleganti poggioli.
 
 
Villa Giustinian
villa giustinianProprietà della famiglia nobile veneta Cellini, poi dei Giustinian. Il palazzo è del 1695. Appartamenti ampi e pieni di luce, stucchi del Vittoria e numerosi affreschi.
Le barchesse ed un ampio parco, rallegrato da numerose statue, circondano il palazzo. In fondo al viale, un'antica porta sul Livenza, dove venivano attraccate le barche provenienti e in partenza per Venezia.

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La galleria del XIV secolo
Lungo ciò che resta delle antiche mura, si può scorgere una botola, la quale conduce ad una galleria sotterranea che collegava i due porti della Città, quello della piazza principale e quello di Via Rivapiana. Questo tunnel nei secoli ha avuto, poi, diversi usi, come ad esempio quello di sfogo per le tubature fognarie, e dalla popolazione è da sempre ricordato con il nome di "Slondrona".
 
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