Pillonetto Giocondo

PILLONETTO GIOCONDO

 

Nacque a Sernaglia della Battaglia (1910 – 1981) trascorse la sua infanzia, provata dalla  prematura morte della madre, a Follina nella casa dei nonni materni. Il padre Angelo era il farmacista di Sernaglia si dedicava alla cura dei suoi cinque figli.

Follina rimase sempre nel suo cuore, infatti si sposò e battezzò la figlia all’Abbazia.
Durante il periodo bellico la famiglia si disgregò, il padre fu arruolato a Brescia come farmacista e la casa dei nonni divenne sede del comando austriaco. Costretto a nutrirsi di avanzi degli austriaci si ammalò di tifo rischiando la vita.

Causa il suo carattere forte e ribelle fu mandato in un collegio a Modena poiché i nonni erano ormai vecchi e il padre vedovo era sempre più impegnato nella farmacia di Sernaglia.
Fu avviato agli studi liceali, frequentò il Liceo ginnasio statale Antonio Canova di Treviso, dove ebbe già modo di farsi apprezzare come poeta neofita dal preside dell’istituto che all’epoca era l’illustre letterato Augusto Serena.L’ultimo anno frequentò il Liceo Foscarini di Venezia conseguendo la maturità.

Nel 1928 in occasione della leggendaria impresa di Umberto Nobile, scrisse una canzone “La leggenda del polo” che inviò al fondatore e direttore del “Gazzettino di Venezia” Giampietro Talamini ricevendo lodi e proposta di pubblicazione.
Non interessato all’attività di Farmacista si iscrisse alla facoltà di lettere ma causa difficoltà economiche non conseguì mai la laurea al pari di molti poeti del tempo come Eugenio Montale, Salvatore Quasimodo e Alfonso Gatto.

Prestò servizio militare a Como e a Spoleto. Durante la permanenza in Umbria visitò i luoghi di San Francesco d’Assisi. Un’esperienza per Lui di fondamentale importanza com’è testimoniato dalla lirica “A frate Francesco”. In seguito questi suoi principi lo portarono a schierarsi politicamente su posizioni anarchiche, pacifiste e mazziniane. Trasformò la farmacia paterna in una calda, umanissima, “appartata” osteria ambiente frequentato anche pittori, giornalisti e letterati veneti tra cui Diego Valeri e Giovanni Comisso che lo apprezzarono vivamente.

Nell’immediato secondo dopoguerra divenne Sindaco di Sernaglia. Area depressa e di emigrazione e si prodigò nel suo incarico con una attività e inventiva eccezionali. Nascono così le prime associazioni spontanee degli emigranti, le sfilate dei carri allegorici nella festa del grande addio organizzata a San Valentino, patrono di Sernaglia, con Valeri, Comisso, e Conte in giuria.

L’amico di una vita Andrea Zanzotto lo definì “ Uomo ricco di fantasia, colto, civile, capace di costruirsi una vita eccezionale per pura forza interiore”
Fu una figura di uomo molto e di poeta molto sfaccettata e di grande umanità.  
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