Comune di Manzano

Museo/Monumento

Antico Foledor Boschetti della Torre

Descrizione

“Foledor” del complesso Boschetti - della Torre

L’edificio si trova nell’ambito dell’antico complesso padronale Boschetti, di proprietà comunale dagli anni '30; situato nell’angolo sud-est del comprensorio storico, ha il suo accesso principale da Via Natisone.

Per il suo particolare utilizzo in tempi passati come cantina di vinificazione e bachicoltura costituisce un interessante esempio tipologico di architettura rurale. La configurazione planimetrica era costituita da un corpo rettangolare disposto su tre livelli: piano seminterrato, piano terra e sottotetto con copertura a capanna e falda a padiglione sul prospetto posteriore.L’accesso principale all’edificio avviene attraverso l’importante portale che si apre sul prospetto principale, elemento particolarmente significativo dal punto di vista storico-artistico.

La semplicità costruttiva dell’interno si delinea anche nei prospetti esterni. Il principale, rivolto a nord, è caratterizzato da un frontone triangolare con timpano contornato da una trabeazione modanata. Al centro, la modanatura dei marcapiani è interrotta dal maestoso portale bugnato con arco a tutto sesto e concio di chiave lavorato a mascherone. Si è riproposta l'originaria fascia in legno borchiata; sulla lunetta soprastante un'inferriata forgiata di pregevole fattura.

Il Complesso Boschetti della Torre, il quale sorgeva sul sedime occupato dall’attuale sede del Municipio di Manzano, era contraddistinto nelle planimetrie dei catasti Napoleonico e Austriaco dal mappale numero 1 del foglio VII. Sul “sommarione” del registro napoleonico delle proprietà nel comune censuario di Manzano, conservato presso l’Archivio di Stato di Venezia, il mappale 1 risulta nel 1811 intestato al nobile Giovanni Boschetti. Passando al registro delle partite del Comune di Manzano conservato presso l’Archivio di Stato di Udine, le cui annotazioni partono dal 1851, alla partita n. 37 il mappale 1 - censito come “casa di villeggiatura” - risulta intestato alla contessa Teresa Boschetti fu Giovanni maritata della Torre Valsassina. Alla morte di questa, avvenuta il 12 settembre 1913, l’intera partita passa in successione al nipote Giovanni Chiesa fu Ignazio; l’8 aprile 1930, ultima annotazione riguardo all’immobile su questo registro, la proprietà passa ai figli di Giovanni, Elisa e Venanzio Chiesa.

Il Foledor, sito in un terreno censito come “aratorio arborato vitato ora con casa costrutta”, risulta iscritto nel 1841 alla partita n. 15, intestata al conte Bernardino Beretta fu Francesco. Il 10 agosto 1860 la partita n. 15, in seguito a successione ereditaria, viene scaricata in proprietà alla contessa Teresa Colloredo fu Girolamo, vedova Beretta. Il Foledor risulta quindi essere un’annesso agricolo dell’allora Villa Beretta, oggi Villa Romano, sita sempre nell’odierna via Natisone. Il 28 febbraio 1877 l’intera partita catastale passa ad Amalia Beretta fu Bernardino maritata Codelli. Alla morte di questa, avvenuta nel 1907, la proprietà del mappale n.2 passa per 1/2 alla figlia omonima, Amalia Codelli fu Giovanni, vedova Freschi e per 1/2 alla cognata, Baronessa Ida Codelli. L’ultima annotazione riguardo al Foledor, datata 26 marzo 1930, riporta il passaggio dell’edificio in proprietà alla nipote Amalia Codelli fu Sisto.

L’intervento di recupero è stato finalizzato ad assicurare la funzionalità dell’edificio salvaguardando e valorizzando i particolari valori artistici, storici e documentali esistenti, mediante il consolidamento, il risanamento e il ripristino degli elementi costitutivi dell’edificio, così come l’inserimento degli elementi accessori e dei nuovi impianti richiesti dalle esigenze dell’uso.

Il progetto ha privilegiato un assetto distributivo di estrema flessibilità: al piano terra, dall’ingresso principale si accede attraverso a un ampio spazio, caratterizzato dal soffitto ligneo con le travi originali a vista. La sala può essere indifferentemente adibita a spazio espositivo o attrezzata a sala convegni; l’ambiente è stato predisposto e cablato per consentire proiezioni, videoconferenze e trasmissioni dati. All’estremità opposta rispetto all’ingresso, due passaggi mettono in comunicazione la sala con un atrio di distribuzione posto in corrispondenza dell’ingresso laterale e caratterizzato dalla significativa presenza architettonica costituita dal corpo ascensore e dalla scala in struttura metallica, entrambi completamente indipendenti dalla struttura muraria originale. Il posizionamento di tali elementi, forzatamente avanzato rispetto alla parete sud in ragione della soprastante struttura lignea del tetto a padiglione e delle capriate, ha fornito l’occasione di realizzare dei pianerottoli di sosta prolungati ed affacciantisi su di uno spazio a tripla altezza che consenta la visione della caratteristica sopracitata struttura del tetto. Al piano superiore è stato ricavato un’ampio ambiente polifunzionale con una spiccata vocazione a spazio espositivo, valorizzato dalla conservazione delle capriate e della struttura lignea originale della copertura. Al piano interrato - realizzato ex novo attraverso la sottofondazione dell’edificio fino a quota -4,50 m rispetto al piano di campagna - hanno trovato luogo uno spazio polifunzionale, il gruppo dei servizi, un vano tecnico e una zona deposito.

Sono stati conservati e restaurati la maggior parte degli elementi significativi dell’edificio: strutture lignee del solaio del primo piano e della copertura, tavelline di linda e sottotetto, inferriate in ferro battuto, cornici e fasce in pietra.

L’edificio è completamente climatizzato, dotato di impianti antincendio, rilevazione fumi, illuminazione d’emergenza “intelligente” ed antintrusione.


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