Il tempo di Gaia da Camino


A volte, soprattutto verso sera, quando le ombre si allungano e i suoni si attenuano, passeggiando per Portobuffolè si ha la sensazione che il tempo si sia fermato. Anzi, che ogni cosa sia magicamente tornata ai tempi di Gaia da Camino.
Come fossimo in un sogno, ci pervade una strana sensazione e immaginiamo di venire proiettati in pieno XIII° secolo. La Torre civica, nella sua imponenza, domina il borgo ispirando protezione. Le facciate delle case, poco a poco si rivelano lungo le piccole vie del centro, per le quali ci incamminiamo verso la piazza del mercato, fulcro della vita cittadina. Una alla volta, le botteghe medioevali aprono i loro battenti, esponendo la mercanzia. Gli artigiani sono il cuore dell’economia: maniscalchi, pellettieri, macellai, sarti, vasai… non solo uomini, ma anche donne, a dimostrazione dell’evolversi dei tempi. Esse gestiscono forni, birrerie, taverne, laboratori; realizzano scarpe, guanti, cappelli; lavorano come apprendiste presso le botteghe più disparate: da quelle di ferramenta alla stamperia, dove si producono testi e incisioni su carta con il procedimento della xilografia.
L’emancipazione della donna inizia ad essere evidente. Le sue opinioni sul mondo che la circonda hanno una forte influenza sulla struttura etica della società cittadina. Grazie alla fiorente attività commerciale, la città è punto di riferimento per tutto il circondario, anche in virtù della felice posizione lungo le sponde della Livenza, che con le sue diramazioni circonda e protegge la città. Attraverso una galleria sotterranea, vero capolavoro architettonico, si trasporta verso il Fontego un bene prezioso: il sale, il cui commercio viene regolamentato da un’apposita Dogana. Mercanti locali e forestieri sono numerosi. Tra un contratto e l’altro, una sosta presso la rinomata “Locanda da Pius” è d’obbligo…
Le donne, dicevamo. Proprio nel Medioevo iniziano a far riconoscere il loro valore. In questo aspetto, Portobuffolè gode del grande privilegio di ospitare la nobildonna Gaia da Camino, figlia di Gherardo, Signore di Treviso, e sposa di Tolberto. Artista e mecenate, Madamigella Gaia, tra le prime poetesse in lingua volgare è moderno simbolo del suo tempo. Accoglie e incoraggia gli artisti, facendo di Portobuffolè il centro del mondo.
Passando sotto il suo nobile palazzo è impossibile non alzare lo sguardo. Dalle finestre aperte, è frequente udire un canto, una musica. Si percepisce il clima di cultura.
Per non rompere l’incantesimo del nostro sogno, cerchiamo allora di procedere tra la moltitudine che anima vicoli e piazze, ci confondiamo con il popolo che prosegue operoso le proprie attività. Siamo uno di loro, comunque consapevoli che dopo settecento anni non saremo dimenticati.
 
 
Andrea Sebastiano Susana
Sindaco della Città di Portobuffolè
 
Giovannimaria Rizzotto
Assessore alla Cultura, al Turismo e alle Manifestazioni
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