Chiesa di San Zenone

L’antica chiesa di Fossalta, ritenuta una delle più antiche testimonianze della presenza del cristianesimo nella diocesi di Concordia, venne demolita nel 1893. La tradizionale interpretazione di una iscrizione lapidea, traslata in quella attuale, ne data la fondazione al 1034, notizia confermata sul piano storico da recenti scoperte archivistiche che rivelano la presenza, nel secolo tredicesimo, della venerazione dei martiri aquileiesi Ermacora e Fortunato, successivamente sostituita con quella del vescovo Zenone. Feudo vescovile nel quale si teneva il placitum avocatiae (assemblea amministrativogiudiziaria), Fossalta vive in quel periodo la sua storia più interessante, decadendo poi per le mutate condizioni ambientali e la definitiva distruzione del suo castello ad opera dei conti di Gorizia, da sempre avversari del patriarca di Aquileia e, quindi, anche del vescovo di Concordia. Di quanto successe dopo questo periodo poco si sa; notizie inerenti l’edificio sacro ricompaiono nella documentazione storica solo molto più tardi. Nel 1803, però, il parroco Paolo Scarpa si era prodigato per la costruzione di un nuovo tempio “per esigenze demografiche”, iniziato e mai terminato anche per le precarie condizioni sociali ed economiche del paese. Stessa sorte toccò, nell’arco del secolo, ad altri numerosi tentativi di costruzione, ma nessuno di essi ebbe seguito. Solo mons. Leonardo Zannier, ed è Antonio Carneo, Madonna con Bambino, S. Zenone e Maria Maddalena, 1689-1692 storia quasi recente, riuscì nell’impresa di costruire una nuova grande chiesa, capace di accogliere tutti i fedeli del paese, per lasciare così quella vecchia, angusta e malconcia, “coverta de bombasina”, ma che celava al suo interno un numero considerevole di oggetti sacri, oltre alle tracce delle diverse evoluzioni architettoniche ed artistiche. Per accogliere almeno una parte di statue, candelieri, quadri, “anzoli”, altari piccoli e grandi, tabernacoli, soffitti lignei intagliati, si costruì un magazzino (“il nostro celebre museo”, secondo un’espressione di don Stefano Marianini); alcuni pezzi furono alienati a favore di altre chiese e di antiquari, altri, molto più semplicemente, furono “presi in custodia” da qualche solerte concittadino. Nella nuova chiesa, progettata nel 1892 dall’ing. Federico Berchet (1831- 1909), al quale subentrò l’arch. Domenico Rupolo (1861-1945) che portò a termine i lavori, furono trasferiti quelli ritenuti più adatti allo stile del nuovo edificio. Il progetto, unico fra quelli presentati, comportò la completa demolizione della chiesa del 1034 e dell’abside e coro del 1803, riutilizzandone comunque i laterizi e proponendo lo “stile romanico basilicale, con tre grandi navate con transetto e soffito a crocera di inusuale altezza”. La prima pietra fu posta il 6 giugno 1895 dall’allora vescovo Pietro Zamburlini. L’impresa Girolamo D’Aronco di Tolmezzo, efficacemente coadiuvata da artigiani e volontari fossaltesi, compì il “miracolo” di consegnare la chiesa in poco più di un anno: era l’11 ottobre del 1896. Rimanevano ancora molti lavori da terminare, ma già ad un primo sguardo l’impressione fu tale che i portogruaresi la definirono il “domo de Fossalta”. Negli anni successivi i due grandi altari marmorei della Beata Vergine della Cintura e di San Biagio e l’altare maggiore, riadattati, trovarono collocazione nei transetti laterali. Con la realizzazione del nuovo altare maggiore, disegnato dallo stesso Rupolo, si completò il coro con il catino absidale, proprio sopra al canale Lugugnana, e si costruirono le due sacrestie laterali. Acquasantiere, battistero, pavimenti, tabernacoli, panche in pietra ed altre suppellettili della vecchia chiesa furono con maestria inseriti da marmisti e falegnami, secondo i suggerimenti del Rupolo e dello scultore Giovanni Costantini di Latisana. La chiesa fu solennemente consacrata il 12 aprile 1913, festa del patrono San Zenone. Con forme sobrie ed eleganti, all’esterno della chiesa si erge il campanile, costruito nel 1796 con materiali provenienti dalla demolizione della vicina chiesa di San Biagio ad Alvisopoli.
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