Si racconta ancora ...

Nel 1836, dopo un inverno e una primavera inconsuetamente rigidi, si scatenarono, nel corso dell'estate, violenti temporali accompagnati a grandinate eccezionali che distrussero ogni tipo di coltura, riducendo i contadini all'estrema miseria. Ma il colpo di grazia si abbatté su Borso nel mese di giugno di quell'anno. Una serie di violente scosse di terremoto terrorizzò l'intero paese, causando crolli e irreparabili danni.
Questo terremoto si fece sentire quasi ogni giorno, sempre più leggermente, per circa nove mesi. Per completare, infine, questa situazione già di per sé drammatica, giunse, nel luglio, l'epidemia di colera che in Italia aveva già mietuto migliaia di vittime. Nuovi fatti epidemici si verificarono nel 1855.

Merita di essere ricordato il 1848, anno in cui i Semonzesi inoltrarono domanda per costituirsi come stato autonomo, arrivando a coniare monete che, naturalmente, nella zona nessuno voleva.

Il 4 Novembre 1866 il Veneto venne annesso al Regno d'Italia. Dal Novembre 1917 all'Ottobre del 1918, con il Grappa, estremo baluardo di difesa, Borso si trovò, per così dire, in prima linea.

La popolazione non dovette sgomberare, ma non per questo si ebbero a contar meno le ore di angoscia e di ferite profonde che, forse, furono superate solo da quelle del 1944. Resterà tristemente famoso il settembre di quell'anno, quando il furore nazifascista razziò e incendiò case, seviziò e terrorizzò inermi cittadini, lasciando piaghe insanabili in quanti ebbero, fra i loro cari, giovani deportati, fucilati, impiccati. Borso diede, in percentuale, il più alto contributo di sangue della provincia di Treviso.

Con regio decreto del 7 marzo 1920 n. 374 al Comune di Borso è stato aggiunto il predicativo "del Grappa". Il re Vittorio Emanuele III concesse lo stemma e il gonfalone il 16 maggio 1940.
 
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