Geologia e geomorfologia

Le rocce affioranti sul territorio di Borso del Grappa raccontano una storia di 200 milioni di anni.

Se poi immaginiamo di togliere il suolo, apparirebbe la sua struttura geologica, con la montagna e le colline costituite da formazioni rocciose di origine marina, mentre il pedemonte e la campagna sono formati da sedimenti più o meno consistenti di origine continentale. Si osserverebbe pure la notevole deformazione che gli strati rocciosi hanno subito: sono infatti presenti pieghe e faglie e strutture che documentano come i sedimenti marini originari, dopo essersi cementati siano stati schiacciati e sollevati durante la formazione della catena alpina.

Nella montagna i tipi principali di rocce sono:
  • Calcari Grigi, la formazione più antica, in parte dolomitizzata, che costituisce la maggior parte del massiccio, affiora nei versanti dirupati (dando luogo alla palestra di roccia in val S. Felicita), nelle incisioni vallive profonde, povera di fossili; la sua costituzione calcarea ha generato il fenomeno carsico così diffuso e che ha permesso negli ultimi anni di effettuare scoperte di grotte ricche di stalattiti, di pozzi molto profondi e gallerie di notevole pregio;
  • il Rosso Ammonitico, di natura calcarea, ricco di fossili non ben conservati, di modesto spessore, che dà vita alle splendide "città di pietra" che si osservano in val Poise e Meda;
  • il Biancone, sempre di natura calcarea, dagli strati sottili, che troviamo a Cima Grappa e in tutte le cime arrotondate della montagna, e al tempo stesso, subito a monte dell'abitato di Semonzo e Borso;la Scaglia Rossa, un calcare argilloso, che affiora da Appocastello a Sant'Andrea.
Le colline di Semonzo (e la Rocca in particolare) sono formate da sabbie e fanghi marini cementati (Arenarie e Siltiti), con una presenza modesta di fossili.

L'erosione della val Cornosega ha generato una tipica forma: il conoide di deiezione, molto caratteristico, che separa Semonzo da Borso, mentre l'abitato di Borso e di Sant'Eulalia poggiano su un lembo del grande conoide che ha il suo apice nella valle della Madonna del Covolo e che è stato costruito anche con gli apporti detritici di val Cassanega e altre valli minori.
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