La Piazza

Le informazioni pìù antiche sullo spazio antistante la chiesa risalgono al 1623.
Era allora Parroco un certo Don Cesare Tagliaferro che considerò il borgo desolante: una chiesa in rovina, davanti uno stradone, intorno terra e poche sparse casupole. Per render meno arida l’area circostante la chiesa, acquistò di tasca propria ventisei pioppi e li piantò. Gli furono subito rubati. Non li ripiantò. Rimase lo stradone e intorno un vuoto fisico ed umano.
Passarono più di trent’anni. Nel 1658, un parroco dalla mentalità imprenditoriale, Don Alfonso Girri, ristrutturò la chiesa, fece costruire sagrestia, cantoria, campanile, acquistò due campane.
20 dicembre 1672- Don Girri con l’aiuto dei massari della Confraternita dl S. S. Rosario, stipulò l’atto d’acquisto, da un certo Bartolomeo Boldrini per 320 scudi di “…un fondo casamentivo adiacente la chiesa…”.  In seguito si demolirono delle casupole, spianato il piazzale dandogli una forma di una lunga lancia, la cui parte terminale arrivava ai piedi dell’argine. “Venne quindi pattuito che chi intendeva fabbricare da entrambi i lati del formato piazzale doveva assoggettarsi ad un annuo tributo…” che, col tempo, venne intitolato: “diritto d’uscita”.
Dall’argine si ha la visione totale della piazza: su di un lato una lunga teoria di portici, sull’altro lato
l’ imponente Palazzo Bentivoglio, di fronte la chiesa di  Stefano P. M.
Il complesso tutt’ora qualifica il Centro di Antica Formazione Storica.

La piazza é immortalata nell’immagine copertina del famoso libro “Peppone e don Camillo” di Giovannino Guareschi. Lo scrittore – giornalista, in uno dei suoi giri in bicicletta lungo gli argini del fiume, si fermò stupito nel vedere sulla riva sinistra e veneta una struttura urbanistica tipicamente emiliana. Ignorava che Castelmassa fondasse le sue radici in circa settecento anni di storia ferrarese. L’ammirò a tal punto da raffigurarla nella copertina del suo libro.








Nel 1992, l’Amministrazione Comunale in segno di  omaggio, pose  una lapide commemorativa:
“Questa Piazza
Ispirò la bonomia intelligente di
GIOVANNINO GUARESCHI
Che in essa ambientò l’agire e il sentire
Ricchi di umanità spontanea
Degli indimenticabili personaggi di Don Camillo”

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