Serate sulle aie - Divertimenti

In campagna, sia in primavera che d’ estate, i  capitelli e le aie diventavano luoghi privilegiati di aggregazione. Finalmente si poteva stare all’aperto. Soprattutto le aie, che erano gli spazi attraversati dalla fatica dei contadini, diventavano luoghi di pause rasserenanti.
La sera si cantava, si suonava, si ballava, si amoreggiava. Erano tempi in cui i campi erano punteggiati di lucciole: “ i butafog”( i buttafuoco). Così le chiamavano. Focherelli piccolissimi, sospesi a mezz’aria che i più piccoli inseguivano, afferravano per ammirarne, stupiti,  la luce nel palmo della mano e  lasciarli, poi, volare lentamente nell’oscurità. Un’affascinante spettacolo naturale che non finiva mai di sorprendere. Molteplici, quotidiani, duri  i lavori nella bella stagione: taglio e raccolta dell’erba medica;  mietitura; raccolta della frutta;  taglio e lavorazione della canapa; orti; mietitura del granoturco; pannocchie da scartocciare; vendemmia e poi la pigiatura saltando nei tini a piedi nudi,  tra un odor di mosto che quasi ubriacava alleviando sudore e fatica...Le sere, così, diventavano  lunghe e il viver quotidiano,  in questo impasto di lavori, sapori, colori, odori, canti , ritornelli, dava, quasi,  un senso di libertà. Una pausa nel contesto della povertà, della fatica, della precarietà, della sopravvivenza.

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